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la scheda

 

 

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Le origini di Orvieto risalgono al IX-VIII sec. a.C., quando gli Etruschi si insediarono sul panettone tufaceo su cui sorge l'attuale città, ma divenne fiorente centro di commercio nel VI sec. a.C. Venne annientata e quasi completamente rasa al suolo dai Romani che costrinsero gli abitanti ad abbandonare la grande città. Col tempo, e soprattutto con il declino dell'Impero Romano d'occidente, la città riprese a vivere non senza gli strazi causati dalla scesa dei popoli barbari. Questo causò violenti contese e contrasti con altri popoli che si susseguirono fin oltre il dominio longobardo, quando Orvieto si elesse a libero Comune.
Nacquero inevitabili contrasti, al punto da dividere la città in due fazioni politiche ben distinte guidate dalle famiglie pià in vista; quella guelfa rappresentata dai Monaldeschi e quella ghibellina dai Filippeschi. Di grande devozione guelfa la città tentò di difendersi dalle incursioni de Federico I Barbarossa che nel frattempo aveva conquistato buona parte del territorio circostante, compresa tutta la Tuscia.
La resistenza guelfa port&oagrave; gloriosa la città fino al '200, periodo in cui le amministrazioni pianificarono la gestione politica del patrimonio e della sua espansione costituendo il Consiglio Generale dei Quattrocento e l'elezione del Capitano del Popolo.
Fu il periodo più florido per Orvieto; sorsero nuove chiese, nobili palazzi ed il maestoso Duomo. Fu la causa del ritorno di nostalgiche entità politiche; Papa Martino IV, in contrasto con Viterbo, dove risiedeva la sede papale, si trasferì ad Orvieto e la città si divise nuovamente in due fazioni, quella dei Beffati e dei Malcorini, mentre i Monaldeschi passarono alla guida della città.
Nel 1354 il Cardinale Albornoz, incamerò Orvieto definitivamente sotto il controllo della Chiesa.
Ancora oggi Orvieto conserva le preziose testimonianze dei suoi gloriosi percorsi storici, monumenti, chiese ed in particolare il pregevole Duomo, uno dei monumenti più importanti e meglio mantenuti d'Italia.
Orvieto è anche famosa per la produzione dell'ottimo vino Classico d'Orvieto, per le ceramiche, i prodotti artigianali e le grandi tradizioni tra cui il Palio dell'Oca, un gioco di piazza già esistente nel'400.
In quasi tutti i periodi dell'anno Orvieto è teatro di feste tradizionali o eventi culturali molto interessanti. In primavera, tra gli appuntamenti di antica origine, il giorno di Pentecoste c'è la festa della Palombella: in piazza del Duomo la discesa dello Spirito Santo viene simboleggiata attraverso quella di una colomba (per due giorni viene allestito un mercatino con degustazioni enogastronomiche). Sempre in primavera, e sempre tra gli appuntamenti di antica origine, ci sono il palio dell'Oca, un gioco medievale di abilità cavalleresca, e la festa del Corpus Domini, che anima le vie del centro con danze e giochi medievali, la processione religiosa e il corteo storico composto da trecento persone che indossano costumi del XIV secolo.
In ottobre invece, in collaborazione con Slow Food, viene organizzata "Orvieto con Gusto", manifestazione dedicata alla cultura dell'alimentazione. Tra Natale e Capodanno, infine, è la volta dei concerti di Umbria Jazz Winter.
 

 

da visitare

 

Cappella Petrucci

La quattrocentesca cappella funeraria si trova nella chiesa di San Domenico e vi si accede dalla cappella a destra di quella maggiore; fu commissionata da Girolamo Petrucci a Michele Sanmicheli e costruita sotto il coro della chiesa. Lo stile, anticipatore dei valori manieristici, movimenta l'insieme con l'accostamento di materiali.
Oltre all'architettura del vano ottagonale sotterraneo si possono vedere, dopo il recente restauro, anche le sculture a pavimento ricollocate dopo secoli nella loro posizione originaria davanti all'altare.


Abbazia dei Santi Severo e Martirio

Un colle che fronteggia da sud la rupe tufacea su cui sorge Orvieto, è lo splendido sito dell'Abbazia dei Santi Severo e Martirio. Il complesso monastico, benedettino, è di antichissima origine, tanto che pare risalire addirittura al VI secolo: comprende, oltre alla chiesa vera e propria, la dodecagonale torre campanaria, voluta nel 1103 da Matilda di Canossa, il palazzo abbaziale e i resti dell'antico refettorio.

Chiesa di San Giovenale

San Giovenale rappresentava probabilmente l'antico duomo di Orvieto, ma é sicuramente una delle chiese più anticche della città; da un documento cinquecentesco
sappiamo infatti di un restauro avvenuto nel 1004, da cui si deduce che la costruzione dell'edificio sacro sia precedente.
La facciata è semplice, in tufo, e ha forma a capanna ad una sola cuspide; al centro si apre una porta ad arco, mentre la parte sinistra é delimitata dal campanile quadrangolare, terminato solo nel Seicento. Degna di nota è l' entrata laterale della chiesa, chiusa da un portale, sopra il quale si trova una bella lunetta a conchiglia con scolpita la figura del santo secondo i dettami stilistici del tardo-rinascimento orvietano. Di stile tipico orvietano è anche la decorazione ad arcate cieche in corrispondenza della navata centrale e quella a dentelli che orna le finestre.
L'interno è a pianta basilicale, a tre navate, divise da colonne in tufo. Nella parete di ingresso a sinistra si trova un albero di una croce trecentesca attribuito a Pacino di Bonaguida. Certamente notevole è l'altare, scolpito in marmo nel 1171 con figure di vescovi e preti; colpisce il fatto che siano presenti anche simboli magici, forse in relazione con l' eresia patarina, tanto diffusa ad Orvieto e dintorni da giungere nel 1199 alla barbara uccisione del rettore della città Pier di Parenzo.

Duomo



Il Duomo di Orvieto La cattedrale, realizzata tra il 1290 e il 1330, splendente di sculture e mosaici, è uno degli indiscussi capolavori dell'architettura gotica in Italia. Secondo la tradizione fu costruita per conservare una sacra reliquia, il corporale; questo telo di lino fu protagonista del cosiddetto miracolo di Bolsena: un sacerdote, incredulo riguardo alla Transustanziazione del Corpo e del sangue di Cristo nell'Ostia e nel Vino, stava celebrando la messa, quando al momento dell'Eucarestia dall'ostia spezzata stillò del sangue, che andò a coagularsi sul corporale, ancora oggi visibile.
La facciata, disegnata dall'architetto Lorenzo Maitani, è divisa in verticale da quattro pilastri (ricoperti da bassorilievi marmorei e conclusi da guglie) e in orizzontale da una loggia ad archi: nella parte inferiore si aprono tre portali cuspidati, mentre la parte superiore, coronata da tre cuspidi, vanta un pregevole rosone dell'Orcagna. Nel 1970 le antiche porte lignee furono sostituite con quelle bronzee realizzate da Emilio Greco.
L'interno, a tre navate con cappelle laterali, è semplice e austero. Il pavimento è quello originale trecentesco in marmo rosso. Degno di nota è il fonte battesimale, in fondo alla navata sinistra, disegnato nel 1390 e completato nel 1406.
Pregevolissima è la stupenda Maestà, opera di Gentile da Fabriano (1425) e notevole è lo spettacolare finestrone gotico della navata centrale, risalente al 1325, la cui vetrata si compone di 48 riquadri con le Storie della Vergine e di Gesù.
Le pareti dell'abside sono decorate con affreschi di scuola orvietana eseguiti fra il 1370 ed il 1380. Furono restaurati nel 1491 da Giacomo di Bologna e poi dal Pinturicchio.

Museo Archeologico



Il Palazzo Papale Il museo è situato all'interno del Palazzo Papale e conserva importanti collezioni archeologiche provenienti dalle necropoli etrusche che circondano il centro abitato di Orvieto (Crocifisso del Tufo, Cannicella, Fontana del Leone, Settecamini).
Tra i reperti, di particolare pregio sono da ricordare le ceramiche a figure rosse e i bronzi che compongono un'armatura completa (elmo, corazza, schinieri e scudo).
All'interno del museo sono state allestite due stanze alle cui pareti sono stati incollati gli affreschi originali staccati da due famose tombe a camera, scoperte nel 1863 da Domenico Golini. Le pitture, che illustrano scene conviviali e il viaggio agli inferi del defunto, celebrano con dovizia di particolari i rituali della classe gentilizia.

Necropoli del Crocifisso del Tufo



La Necropoli etrusca del Crocifisso del Tufo (VI secolo A.C.) Le necropoli etrusche formano un anello continuo intorno alla rupe tufacea orvietana; la cosiddetta necropoli del Crocefisso del Tufo è situata ai piedi del versante nord e deve il suo nome ad una croce incisa all'interno di una cappella rupestre. Risale al VI secolo a.C., anche se fu utilizzata sino al III secolo dell'era cristiana.
Le tombe sono del tipo a camera, allineate lungo le antiche strade di percorrenza a formare lunghe file parallele e perpendicolari fra loro, in un impianto urbanistico regolare e ordinato.
La parte esterna, ricoperta di terra battuta, è abbellita da una cornice costituita da tre elementi sovrapposti e rifinita con un cippo di pietra.
Alle tombe si accede attraverso un piccolo varco, sul cui architrave si trova un'iscrizione in caratteri etruschi che indica il nome del defunto o il lignaggio di provenienza. L'interno è costituito da una stanza a pianta rettangolare, con pareti di blocchi squadrati di tufo sovrapposti.
La necropoli fu oggetto di scavi sin dal secolo XIX e ha restituito preziosi corredi funebri, parte dei quali sono esposti al Museo Faina.

Orvieto sotterranea



Orvieto sotterranea Sotto il centro storico di Orvieto, all'interno della grande rupe tufacea, esiste un mondo sotterraneo articolato in oltre 1200 tra grotte, cunicoli, pozzi e cisterne. Il dedalo sommerso venne alla luce intorno al 1980, quando una frana fece crollare la roccia a pochi metri dal Duomo. La rupe, colonizzata già a partire dal IX secolo a.C., vide prosperare un'importante città etrusca, l'antica Velzna: a questo periodo risalgono i primi ipogei scavati alla ricerca dell'acqua, che sull'alto pianoro di Orvieto è totalmente assente.
I pozzi sotterranei sono molto profondi, a sezione rettangolare, e non misurano più di 80 per 120 centimetri. Gli Etruschi realizzarono anche delle cisterne per la conservazione dell'acqua piovana e un'estesa rete di cunicoli per convogliarla.
Le grotte invece racchiudono stanze squadrate, collegate da gallerie e illuminate da piccole finestre, che si susseguono su più piani sovrapposti, uniti da brevi pozzetti e scivoli. Nelle pareti di fondo di quelle più interne, si aprono angusti cunicoli che penetrano verso il cuore della Rupe.
Il sottosuolo della città ha rivelato perforazioni di ogni epoca e dimensione, che ancora oggi restituiscono frammenti di raffinata ceramica medievale e rinascimentale. Il ritrovamento forse più affascinante è quello fatto in una cavità vicina a Piazza Duomo, dove venne alla luce un intero frantoio medievale, completo di macine, pressa, focolare, mangiatoie per gli animali, condutture per l'acqua e cisterne.


Orvieto Underground



Orvieto underground Con questo nome viene identificata un'interessante iniziativa turistica: ogni giorno, partendo dall'Ufficio di Informazioni Turistiche in Piazza Duomo, è possibile, accompagnati da personale qualificato, visitare la grotta dell'antico frantoio, seguendo un agevole percorso di circa un'ora e ritrovare le suggestioni del labirinto sotterraneo. La grotta si trova compresa nel Parco delle Grotte, a 50 metri dal Duomo, un'area realizzata rispettando al massimo la natura del luogo e quindi integrata perfettamente nel paesaggio circostante.
 

Palazzo Comunale

La costruzione del palazzo iniziò nel 1216 secondo i canoni di stile dell'arte romanica, ma i lavori continuarono nei secoli successivi. Già a partire dal 1270 veniva restaurato il primo piano e a sostegno del tetto furono erette snelle arcate gotiche, ancora visibili al secondo piano. Le condizioni del palazzo furono sempre molto precarie e fino al XIX secolo rimase incompiuto: molte finestre del primo e secondo piano sono state realizzate recentemente.
La decorazione pittorica interna, di cui rimane qualche traccia nella sala al secondo piano, risale al periodo tra il 1343 e il 1345. Gli affreschi della cappella risalgono invece al 1758. Infine un grande frammento di sarcofago romano, decorato con un bassorilievo che rappresenta una scena nuziale, è visibile murato nella sala maggiore del palazzo.


Palazzo del Popolo



Il Palazzo del Popolo di Orvieto Il Palazzo del Popolo, uno dei più antichi palazzi comunali di tutta l'Italia, venne eretto in stile gotico tra il XII e il XIII secolo, sui resti di preesistenti edifici, databili addirittura all'epoca etrusca. Caratterizzato da una maestosa scalinata esterna e da poderose arcate al pianterreno, conobbe, con la fine dell'età comunale, secoli di grave abbandono: oggi, splendidamente restaurato, è sede polivalente di congressi, mostre e prestigiose iniziative culturali.
 

Pozzo di San Patrizio



Il Pozzo di San Patrizio Nato dalla volontà del papa Clemente VII e dallo strabiliante genio architettonico di Antonio da Sangallo il Giovane (coadiuvato da Giovanni Battista da Cortona), il pozzo fu iniziato nel 1528 e compiuto nel 1537.
Consiste in uno scavo cilindrico profondo 62 metri e largo 13, contornato da due scale elicoidali illuminate da 72 finestre centinate, che prendono luce dalla canna centrale. Peculiarità della struttura sono proprio le due scale che corrono sovrapposte l'una all'altra: esse (una a salire e l'altra a scendere, in modo da non creare possibilità d'intralcio) consentivano il passaggio di centinaia di bestie da soma, che trasportavano gli otri colmi d'acqua delle sottostanti fonti di San Zeno
Rocca



La Rocca La Rocca di Orvieto fu eretta, per volere del cardinale Albornoz, alla metà del Trecento e poi restaurata e ampliata nel secolo successivo: è oggi attrezzata a giardino pubblico, con bei camminamenti lungo gli antichi spalti e splendidi scorci panoramici sulla sottostante aperta valle del Paglia.
 

Chiesa di Sant'Andrea
La Chiesa fu costruita nel periodo che va dal secolo XI al XII. Edificata su di un Tempio preesistente, rappresenta un pregevole esempio d'arte romanica. Si fregia di un grazioso porticato, posto sul lato sinistro, è di una torre campanaria dalla caratteristica base dodecagonale. Le colonne presenti all'interno risalgono probabilmente al II secolo. La chiesa ospita numerosi affreschi risalenti ai secoli XIV e XV.

 

Pozzo della Cava
Una particolare menzione merita a questo proposito il Percorso Archeologico del Pozzo della Cava, un seggistivo percorso sotterraneo nel quartiere medievale di Orvieto attarverso grotte ricche di rotrovamenti archeologici recentemente riportati alla luce dopo secoli di silenzio. Qui di seguito vengono riportate alcune note sui più importanti ritrovamenti visibili all'interno delle grotte:

  • Il Pozzo della Cava: un enorme foro nel tufo di 36 metri di profondità, ordinato da Papa Clemente VII nel 1527 per attingere acqua sorgiva in caso di assedio. Fu scavato tra il 1528 e il 1530 ampliando un pozzetto etrusco della tipologia "a pedarole", ancora oggi visibile. Fu chiuso nel 1646, in occasione della guerra di Castro. Da allora più nulla si è saputo del pozzo, fatta eccezione per qualche documento in cui si parla di cadaveri gettati al suo interno, fino al suo ritrovamento, avvenuto nel 1984. Nel 1996 è poi stato svuotato dei detriti accumulatisi nel corso dei secoli ed è stata di nuovo raggiunta la falda acquifera.
  • La Fornace: gli ambienti di lavoro ed il forno di un laboratorio medievale di ceramica attivo fino agli inizi del '500. Sono visibili anche numerosi scarti di fabbricazione in ceramica invetriata ed in maiolica, oltre ad alcuni interessanti strumenti di lavoro originali. Il suo ritrovamento, avvenuto nel 1985, ha dimostrato che Orvieto ha prodotto maiolica anche nel '400, ritenuto sino ad allora il secolo buio della ceramica orvietana.
  • La Muffola: i resti della camera inferiore di una piccola fornace per il "terzo fuoco" dei preziosi lustri rinascimentali (famosi per l'iridescenza dei colori e per il riverbero d'oro e rosso rubino); si tratta dell'unico ritrovamento di questo genere in Umbria, e la sua recentissima scoperta (estate 1999) ha fatto già modificare il disciplinare della produzione tradizionale della ceramica orvietana. Sono visibili anche alcuni piccoli frammenti di lustri, uno dei quali presenta il classico rosso Mastro Giorgio.
  • La Tomba: i resti di una tomba etrusca di tipo arcaico, scavata nella rupe orvietana; è ben visibile il giaciglio per la salma, riadattato nel medioevo per costruire un follone, ossia uno strumento per lavorare e rendere più morbidi i tessuti di lana.
  • La Cisterna Etrusca: uno scavo etrusco per la raccolta dell'acqua piovana dai tetti delle abitazioni, con il tipico intonaco a "cocciopesto", caratteristico dell'ultima fase della permanenza etrusca sulla rupe. Anche questa cisterna ha subito una modifica nel medioevo, venendo inglobata nello scavo per accedere ad alcuni locali collacati al secondo piano sotterraneo.
  • I Butti: piccoli pozzi medievali usati per gettare rifiuti dalle abitazioni; sono divenuti nel tempo vere e proprie miniere di reperti antichi. A distanza di pochi metri possono essere osservate tutte e due le tipologie di butto: quella a fiasco (o a pera) e quella a pareti verticali.
  • La Cantina: un locale sotterraneo scavato durante il medioevo per produrre e conservare il famoso vino di Orvieto; è tuttora visibile (e funzionante) la scalata, con i tipici "scendibotte" ovvero una coppia di scivoli laterali usati per far rotolare in basso le botti.

Ogni anno, per le festività natalizie, è divenuto ormai una tradizione l'appuntamento con il Presepe nel Pozzo, che si prefigge da tredici anni di ricreare l'ambiente e l'atmosfera della Palestina dell'anno zero con dei persionaggi animati a grandezza naturale. Sarà stata la folle scelta dell'ambientazione  (una parte del presepio è allestita all'interno del Pozzo della Cava, sospesa a 36 metri di altezza), la cura quasi maniacale della ricostruzione storica (gli abiti, gli arredi e gli elementi scenografici sono rifatti in maniera quanto più possibile vicina agli originali del tempo di Cristo) o la realisticità dei personaggi (realizzati con i materiali e le tecniche degli effetti speciali teatrali e cinematografici), sta di fatto che il successo è di anno in anno sempre crescente.

Recapiti, orari e modalità di visita:
Via della Cava, 28 05018 Orvieto (TR)
Tel. 0763.342.373
Fax 0763.341.029
Orario continuato dalle 8.00 alle 20.00
Lunedi chiuso
Ingresso intero: £ 3.000
Ingresso ridotto: £ 2.000 (studenti, terza età, possessori di biglietti di: funicolare, parcheggio Campo della Fiera, Pozzo di San Patrizio)
Non è richiesta la presenza di nessun accompagnatore, rispettando le grotte tutti i criteri di sicurezza.
Visite guidare, tematiche, con laboratori, degustazioni, animazione medievale vanno prenotate in anticipo.

E-mail:
info@pozzo della cava.it
Web site:
www.pozzodellacava.it

Servizi annessi:
Saletta didattica
Cortile interno
Piccolo Bookshop
"La Bottega del Buon Vino":enoteca, trattoria tipica, bar
"Le Arti Minori": artigianato locale, riproduzione dei reperti in maiolica

 

 

 Prodotti tipici d’eccellenza

Il territorio è ricco di prodotti tipici di altissima qualità. Dal pregiato tartufo bianco, al vino, olio, salumi e formaggi. Inoltre grazie ad alcuni allevamenti di bovini di razza chianina è possibile gustare anche carni di ottima produzione. La presenza di boschi offre anche la possibilità di arricchire la gamma con funghi e altri prodotti della natura, il territorio è anche ricco di selvaggina. Orvieto grazie a questa terra, estremamente generosa nel corso dei secoli, ha fatto dei suoi prodotti e della sua cucina un punto di forza e di attrazione per il turismo eno-gastronomico.

Formaggi, il Cenerino IGT
Le zone montane umbre sono ricche di pascoli e quindi vanta una buona produzione di latticini e formaggi. La regione contiene una vera miniera enogastronomia dove il formaggio ha una posizione di assoluto rilievo. La specialità del territorio è certamente il Cenerino, un formaggio di nicchia prodotto secondo metodi antichi e riconosciuto con il marchio IGT. Prodotto con il latte di pecora, la sua stagionatura si compone di due fasi: 3 mesi sotto la cenere e 4 mesi in contenitori di terracotta. Di sapore deciso, il suo aroma è influenzato dal tipo di legna scelto per la stagionatura.

Tartufo Bianco Pregiato
Il più pregiato tra i Tartufi vive, cresce, si sviluppa anche in queste terre. Ha una scorsa liscia, di colore variabile tra il giallo chiaro ed il marrone tenue. Il suo profumo è intenso e gradevole. Il termine tartufo deriva dal latino tuber, che significa escrescenza di terra. Si forma nei terreni calcarei argillosi in simbiosi con le radici dell'albero. Il tartufo più pregiato ha un colore quasi bronzeo ed è quello cresciuto sotto il tiglio, nel terreno fresco. In Umbria crescono tutti i vari tipi di tartufo, la zona dell’orvietnano è certamente più vocata al tartufo bianco, il nome scientifico è Tuber magnatum Pico, Pico perché il primo a descriverne le caratteristiche nel 1788 fu un medico chiamato così.

Il vino.. fin dagli Etruschi
Molti i vini eccellenti presenti in Umbria ma l’Orvieto Classico è certamente considerato quello storico. Il territorio dall’aspetto collinare, ben assolato, ha incuriosito gli stessi etruschi che qui hanno iniziato la coltivazione della vite. Lunga è la tradizione dei vignaioli ed apprezzata in Italia ed all’estero. I vini Doc della zona sono l’Orvieto e l’Orvieto Classico. Il vino considerato innovativo è L’Orvieto Rosso doc. Eccellenti il Cervaro de La Sala, il Fobiano de La Carraia, il Febeo di Cardeto.

Sua Eccellenza…il vino dai riflessi blu
Il Muffato de La Sala è stato insignito dell’Oscar per il miglior vino dolce nel 1998. Le uve sono lasciate maturare più a lungo per consentire l’attacco di un tipo di muffa nobile. Il vino costituisce la risposta italiana ai Sauternes i muffati francesi.
Armaleo nasce nel 1992 e si rifà all’antico sistema di coltivazione presente in Etruria. La tecnica della potatura invernale, scacchiatura verde dei tralci primaverili e il diradamento dei grappoli durante la fase di invaiatura. Il risultato è un colore rubino inteso dai riflessi blu. Gusto deciso con un aroma decisamente mediterraneo con note di rosmarino