DIARIO

 

19 novembre 2002, martedì

Partiamo all’alba dal nuovo aeroporto di Venezia con destinazione Madrid dove ci attende il volo intercontinentale per Miami e finalmente… Cancun!

A Madrid inizia la mia prima disavventura: alla dogana vengo scambiato per un trafficante o contrabbandiere ed uno zelante poliziotto mi perquisisce da cima a fondo, mi fa disfare la valigia e non contento mi fa togliere le scarpe e ispeziona anche quelle… (mamma che puzza!!!!); naturalmente i miei compagni di viaggio, invece di essere solidali,  se la ridono e da lontano li sento sghignazzare…! Vorrei vedere loro al mio posto….. ma prima o poi mi vendico!!

Finalmente entriamo nel “lussuoso” boeing dell’Iberia (stravecchio, sembra del primo anteguerra!!!) e su ogni poltrona troviamo un cuscino e una coperta  (mamma che stretti i sedili…!!)

Ormai ci siamo….. stiamo per partire…. Allacciamo le cinture e……STOP!!

Ma…. cosa succede???  Non si parte più?? Boh……..

Ah… ecco perchè….  Il portellone dietro di noi non si vuole chiudere! Tutte le hostess, i piloti, gli steward e un gruppetto di meccanici provano e riprovano, ma niente da fare. Vabbè.. nel frattempo ci ciucciamo un lecca-lecca, davanti a noi la bimba (Bea la “rompi balle urlante”) non si vuole calmare e continua ad urlare. Le hostess sono molto giovani e gran gnocche (più o meno sono state assunte ai tempi di Garibaldi) Uffa…. !!!!

Dopo due ore e mezza di tentativi finalmente riescono a chiudere il portellone… sono le 14:05 e finalmente stiamo decollando!! SPERIAMO BENE!!!!

Che lungo il viaggio, le 8 ore e 40 minuti non passano mai.. Soprattutto per il povero Daniele che deve resistere tutto il tempo senza fumare (è già isterico..!!)

A Miami (atterraggio perfetto) anche a noi passeggeri in transito controllano svariate volte il passaporto e, per il timbro dell’immigrazione sulla carta d’imbarco, ci fanno fare su e giù di corsa per i terminal. Qui fa caldo e il tempo è bello (che figata!!!) c’è aria di vacanza e stiamo già pregustando il clima del Messico.  Ma… sorpresa!  A Cancun  dopo un atterraggio da panico qualcuno ci ha fatto uno scherzetto ed ha aperto i rubinetti del cielo: anche se fa caldo, qui piove a dirotto!!! Che tristezza!!!!  Il nostro entusiasmo è sotto le scarpe e il morale è al tappeto. Troviamo da dormire all’hotel Margarita (55 USD a notte in camera doppia) nel centro vecchio di Cancun, sistemiamo i bagagli e usciamo per fare un giretto in centro ma subito ricomincia a diluviare e, bagnati fradici, siamo costretti a rientrare (sembra quasi un film… “i 4 sfigati in Messico”). Decidiamo di passare la serata in Hotel visto che c’è un ristorante niente male dove si cena a buffet: che mangiata, Paolo e Daniele stanno per scoppiare, si sono mangiati 7 o 8 bistecche a testa…. !

Mentre ceniamo continua a diluviare e il vento forte porta tutta l’acqua dentro la sala costringendo i camerieri a passare il pavimento con gli spazzoloni (poveri, più asciugano e più l’acqua entra… mai vista una cosa del genere!). All’esterno il livello dell’acqua sale sempre più fin quasi a coprire le ruote delle macchine che passano.  Direi che come inizio il nostro viaggio è un vero DISASTRO!  E così, avviliti, decidiamo di andare a letto con la speranza di alzarci col sole il mattino successivo.

DRIINNN!!! La sveglia suona alle 7 e mezze, mi affaccio alla finestra e …… AIUTOOO!!!! Non può essere……, forse si tratta di un’allucinazione………Siamo completamente isolati!!!!! C’e’ acqua dappertutto!!!  E ora che si fa? Minchia che sfiga! E’ mercoledì 20 novembre e la nostra avventura è appena all’inizio.  Scendiamo a fare colazione, nella hall c’è un mare di valige e un sacco di gente dalla faccia allibita: tutte le strade attorno all’hotel sono sommerse dall’acqua e c’è un silenzio quasi spettrale…che si fa?  Alle 9 dobbiamo essere all’aeroporto a ritirare la macchina ma siamo completamente isolati!!! Abbiamo solo tre possibilità per lasciare l’albergo: 1) volare, ma nessuno di noi ha il brevetto; 2) noleggiare una barca come quella che sta passando in questo momento; 3) caricare le valige in spalla e farsi quasi un chilometro fra cortili e giardini e con l’acqua alle ginocchia. Ci guardiamo negli occhi, arrotoliamo i pantaloni e caricate in spalla le valigie ci avviamo verso “L’arca di Noè” (un nome, un programma!!) dove - come organizzato dalla signorina Navarro della reception dell’hotel - viene a prenderci il tipo della Hertz. Finalmente a bordo della nostra  Nissan Tsuru un po’ scassata ma per fortuna funzionante fuggiamo via da Cancun in direzione Chichen Itza, sperando che le disavventure siano finite! E invece…… Facciamo una trentina di Km e ci rendiamo conto che siamo in riserva e il prossimo distributore è segnalato a circa 150 Km…. Dietrofront!! Di nuovo a Cancun per il pieno, una sosta al Domino pizza e poi…… Ri-partenza per Chichen Itza!

Ormai si è fatto pomeriggio e arrivati  a Piste, un  paesino vicino la zona archeologica, decidiamo di soggiornare in una piccola posada pagando un prezzo modesto di 5 euro (non ne vale di più ma per una sola notte può bastare: c’è solo un lenzuolo – quello sopra – e ci tocca prendere quello del letto accanto, e le finestre non hanno vetri…ma almeno è abbastanza pulito).

E’ ora di cena, che fame! Finalmente assaggiamo la cucina tipica messicana: non sapendo cosa scegliere prendiamo tutti il Pollo Pibil (un ottimo pollo cotto al forno con sughetto, verdure, pasta di fagioli), tacos, riso, tortillas e ottima birra Montejo (non si sa mai e poi… mal comune mezzo gaudio, no?!).  Facendo due passi per smaltire un po’ ci imbattiamo in una piccola sagra paesana (sembra di tornare indietro di 40 anni): alcune donne farciscono delle ottime tortillas con verdure e pollo e si sente un buon profumino….. sembra salsiccia e polenta ma invece sono delle costicine fatte alla griglia. Mmmmm…. Ma siamo insaziabili!

 

21 novembre 2002,  è giovedì….

Ci svegliamo presto per andare al sito di Chichén Itza; mentre gli altri si sistemano, (i soliti lumaconi..!) io esco per vedere come è il villaggio di Piste: mi incuriosisce il cimitero con tutti quei “capitelli” colorati uno vicino all’altro.  Saluto una signora in un cortile e lei mi invita ad entrare in casa: riesco così a fotografare un momento della vita domestica dei messicani “veraci”: due ragazze stanno facendo delle statuette da vendere ai turisti; la gentilissima padrona di casa mi fa vedere anche la cucina in una piccola capanna accanto…il pavimento è in terra battuta e l’arredamento è molto spartano per non dire inesistente! Per ringraziarla dell’ospitalità acquisto una delle statuine.  Al mio ritorno trovo Carmen impressionata dalla colazione della nostra affittacamere: un bel piatto fumante di pollo in umido!! Ma sono appena le 7.30 del mattino!!!              

Tra yogurt, biscotti e merendine varie  facciamo colazione in macchina e poco dopo le 8 siamo già nel sito di Chichén Itza: a quest’ora ci sono pochissimi turisti e riusciamo ad ammirare tranquillamente la maestosità della Grande Piramide; salire fino in cima è una bella fatica, gli scalini sono molti e ripidissimi ed arriviamo su col fiatone. Veniamo subito investiti dai primi raggi di sole che ci fanno sperare che il brutto tempo sia passato definitivamente; lo spettacolo da quassù in cima è stupendo e ci dà un senso di dominio. Intanto comincia già a fare caldo. La piramide ci mette molta emozione, soprattutto nello scendere la vertiginosa scalinata… e allora tutti giù!  ma con cautela, anche se guardiamo esterrefatti una giovane coppia che fa a gara per scendere.  Per una ripida e stretta scala all’interno della Grande Piramide, raggiungiamo una stanzetta maleodorante ed afosa dove sono custoditi due altari sacrificali, un leopardo e il famoso Chac-Mool.  Il sito è tutto un susseguirsi di edifici monumentali: il Caracol (l’Osservatorio da dove gli astronomi maya studiavano il cielo), il Tempio delle mille colonne, la Sauna, il tempio dei Teschi che ridono, l’iguana che prende il sole sulle rovine…(ah no, lei è vera e pure vanitosa: si fa fotografare da tutti!)   Al campo del gioco della Pelota ci facciamo subito riconoscere: per poco non ci buttano fuori dal sito perché Paolo si è arrampicato su uno dei monumenti! Sempre il solito!

Nel primissimo pomeriggio andiamo alle grotte del cenote di Balancanché e con la guida scendiamo a visitare questi anfratti che un tempo erano luoghi di culto dove si tenevano le cerimonie in onore delle divinità Maya. Quaggiù la temperatura è di 30° e l’umidità del 100%…e pensare che noi cercavamo un po’ di refrigerio!! Non vediamo l’ora di uscire, qua sotto manca l’aria e per di più ci sono pure i pipistrelli che ci volano sopra la testa…aiutoooo! La Carmen è impaurita e cammina ad occhi chiusi…  Tornati alla macchina troviamo il custode del parcheggio che sta lucidando la nostra mitica NISSAN TSURU: sganciamo 5 pesos per il servizio, ma dalla faccia che fa il nostro amico non sembra molto soddisfatto! Pazienza, per stavolta si dovrà accontentare!!

Partiamo per Merida a nord della penisola dello Yucatàn, dove faremo sosta per qualche giorno, in modo da poter fare delle escursioni senza bagagli al seguito: sono una vera rottura, ci occupano un posto sul sedile posteriore e non è prudente lasciarli nell’auto.          Ci sistemiamo all’Hotel Dolores Alba, un grazioso albergo con tanto di piscina nel patio. Neanche da dire che Paolo e Daniele ne approfittano per una nuotata.. le camere con due letti da una piazza e mezza, pulite e con l’aria condizionata, ci costano sui 35 euro a notte ciascuna (senza colazione).  Buona parte del pomeriggio la perdiamo alla ricerca dell’ufficio della Hertz perché la Tsuru ha deciso di fare una sosta ai box causa slittamento cinghia nel motore.  Visto che prima delle 19 non sarà pronta, non ci resta che occupare il resto del pomeriggio con un giretto per conoscere un po’ il centro di Merida.             Rivediamo Davide, un ragazzo di Brescia incontrato a Pisté che sta girando da solo per il Messico. Tutti insieme visitiamo un negozio di artigianato che a detta di un messicano del posto sarebbe a buon mercato (una Cooperativa)  e qui Davide, Daniele e Carmen cominciano a fare i primi acquisti (tappeti, cappelli, un’amaca) e a prendere le prime fregature. Avranno fatto un buon affare????? BOOOH…                Tutti e 5  ceniamo in un grazioso ristorantino del centro dove Davide e Daniele approfittano per fumare il loro primo sigaro messicano e dove vediamo il primo ed unico “verace tucano mexicano - in gabbia”.                Al mattino seguente Davide ci aspetta nella piazza principale di fronte al Palazzo del Governatore, dove alle 8 in punto si svolge la cerimonia dell’alza bandiera; naturalmente, da soliti buoni italiani, parcheggiamo la macchina proprio dove deve passare il corteo!

Stamattina la nostra direzione è Uxmal, un importante sito maya: la Piramide dell’Indovino sovrasta il paesaggio e il Convento delle Monache non è meno spettacolare con tutti quei bassorilievi; poco distante sopra un colle si vedono il Palazzo del Governatore e la casa delle Tartarughe e nella foresta intorno spunta qualche altro rudere (ad es. la Piccionaia).          Ripartiamo quindi alla volta di Kabah, un sito di minore importanza: qui un albero dagli invitanti frutti giallo-verdi (limoni? Pompelmi? Boh..) ci solletica l’appetito e ne vendemmiamo qualcuno… bleah, sono asprissimi!!! Arrgghhh!   Per finire il tour andiamo a Sayil anche se la visita di questo sito ci ha delusi: un edificio a tre piani, una  stele nella foresta e una decina di tacchini chiacchieroni (forse turisti in gita?!); unica consolazione lo sconto sul biglietto d’entrata che sono riuscito a farmi fare dall’annoiato custode.

Sono ormai le 15.00 e lo stomaco comincia a lamentarsi dalla fame – quello di Daniele in particolare – così ci fermiamo a Ticul, lungo la strada del ritorno, al ristorante Los Almendros segnalato anche sulla guida; abbiamo l’acquolina in bocca non appena vediamo due signore impegnate a preparare le tortillas. Seduti a tavola con una bella birra fresca ci gustiamo un ottimo “pollo alla ticuleña”. Con la pancia piena prendiamo così la strada del ritorno, ma prima di arrivare alla meta ci fermiamo alla Fiera dello Yucatàn nella periferia di Merida. E noi che pensavamo di trovare un affollato mercatino tipico ci troviamo invece nel bel mezzo di una grande Fiera con tanto di stand gastronomici e bancarelle di abbigliamento e artigianato, un grande luna park e una fiera del bestiame. Decido di fare il cowboy e salto sul toro meccanico: ahiahiahi!! Cado dopo pochi secondi e mi faccio male al ginocchio. Eh eh…!!

Oggi è stata una giornata davvero impegnativa – “bella stooriaaa!!!” come dice Davide –, e arrivati all’albergo crolliamo sul letto. Io e Carmen non riusciamo più a svegliarci e bidoniamo Davide che ci aspetta in piazza. Per fortuna ci sono i due “fisiconi” Paolo e Daniele che riescono a non mancare all’appuntamento;  il mattino dopo però ci prendono in giro sottolineando che sono rientrati in albergo a tarda notte, LORO CHE HANNO FISICO!!!

 

23 novembre 2002 – e oggi siamo a sabato…

la meta di oggi è Celestun, una riserva naturale che dà sul Golfo del Messico a circa 2 ore di strada da Merida.  Che meraviglia…! Alla fine di un rettilineo di ben 28 kilometri ci appare in tutto il suo splendore la laguna, uno spettacolo di centinaia di fenicotteri rosa chiassosi e colorati (i “flamingos”). Noleggiamo subito una barchetta e… via,  per poter ammirare più da vicino questi splendidi uccelli: oltre ai fenicotteri rosa ci sono anche dei pellicani e qualche fenicottero bianco, oltre a molte altre specie di volatili; ma già…qui siamo in una riserva naturale! La gita in barca prosegue verso la foresta di mangrovie: l’acqua è rossastra a causa delle piogge recenti che hanno trasportato il fango fino alla palude;  visitiamo una sorgente naturale dove riusciamo a vedere le orme di un coccodrillo, ma del rettile neanche l’ombra, sarà andato a pranzo?! Eh già, è proprio ora di mettere qualcosa nello stomaco,  e allora…quale miglior cosa di un piatto di buon pesce? Scegliamo un ristorantino in riva al mare dove,  finalmente al sole sulla candida spiaggia,  possiamo dimenticare freddo e gelo dell’Italia e ci godiamo una meritata siesta (siamo o non siamo in Messico??!!).  Anche qua però siamo subito presi d’assalto da un venditore ambulante che riesce a rifilare a Daniele e Carmen un paio di cappelli di Panama.

Per la serata – dopo kilometri e kilometri di rettilinei deserti attraversati solo da un gigantesco ragno nero e peloso e da una Tsuru blu cobalto carica di puzzolenti viandanti – siamo di ritorno a Merida dove decidiamo di visitare la zona del mercato: viuzze affollate e caotiche piene di negozi. Ma il nostro scopo è ormai quello di trovare un ristorante: con un po’ di fame (a parte Daniele che ne ha per un bisonte!) cerchiamo qualcosa di economico ma alla fine, stufi di girare a vuoto, decidiamo di entrare in un KFC:  mangiamo uno schifosissimo panino con lattuga e pollo quasi crudo (sarà iguana?!)+pepsi+patatine!!!  Siamo delusi e naturalmente Dan, che ha ancora una gran fame, dice:”OK ragazzi, dove andiamo a cena stasera?”. Povero lui, stanotte si sveglierà pieno di fame e con i crampi allo stomaco…vorrà dire che domani recuperiamo!  Non ancora stanchi, ma soprattutto con le panze piene (ma dove? Ma quando?) ci viene la brillante idea di visitare il Museo di Antropologia: bello veramente, ne è valsa proprio la pena. Rimaniamo colpiti dai trattamenti ai quali i Maya si sottoponevano per essere più belli: fin da piccoli si affilavano i denti e si schiacciavano la fronte tra due tavolette di legno in modo da appiattirla il più possibile, una vera tortura,  altro che cerette!

 

24 novembre 2002, è arrivata anche domenica.

Destinazione di oggi: Tulum, sulla costa caraibica dello Yucatan a sud di Playa del Carmen, passando per Acancèh.  Lungo il tragitto decidiamo di fermarci a visitare il villaggio di Chumayel: niente turismo ma solo messicani intenti alle loro attività quotidiane. Tutti ci guardano come fossimo dei marziani, i bambini ci salutano chiamandoci “Gringos” cioè “americani”, le donne ci sorridono e gli uomini ci invitano nelle loro case: vediamo la tessitura di una amaca, la cottura di un maiale nel pentolone (sembra quello della pozione magica di Asterix!), l’allevamento dei tori nei cortili tra le capanne. Sembra veramente di essere in un altro tempo.    Durante il tragitto veniamo fermati ad un posto di blocco militare; un paio di soldati con tanto di fucili spianati vogliono vedere i documenti dell’auto ma io faccio finta di non capire e così, dopo averci chiesto la destinazione, ci lasciano andare.  Devo dire che fanno molta impressione questi controlli, anche perché i soldati sono serissimi e non fanno un sorriso neanche a pagarli!  Arrivando verso Tulum ci aspetta una sorpresa: dov’è finito il sole? Ci sono solo nuvoloni e pozzanghere dappertutto, ma siamo ancora in Messico? Ci aspetta un altro Cancun?  Uffa che tristezza!  Troviamo da dormire a “El Paraiso” , purtroppo le famose “cabanas”  sulla spiaggia,  dove si dorme sull’amaca,  sono già tutte occupate e così ci tocca una stanza nella “dependance”, coloratissima e sprovvista di porta del gabinetto! Eh no, almeno lì un po’ di privacy per favore!!! …e ce la facciamo cambiare.  Comunque il posto è proprio un paradiso in riva al mare e ne approfittiamo subito per fare il nostro primo bagno nel Mar dei Carabi.  La sera ceniamo in centro a Tulum, ma prima di scegliere il ristorante ci facciamo un giretto per curiosare un po’ in giro: siamo fortunati e ci facciamo una bella scorpacciata di pesce a buon prezzo!! 

 

25 novembre 2002 – lunedì, ma non è ancora finita…

Ci svegliamo alle 6.00,  e con Paolo decido di andare in spiaggia ad ammirare l’alba: vorrei che il tempo si fermasse, tutto è splendido, a quest’ora la spiaggia è ancora deserta.                Fattesi le 8.00, entriamo nel sito di Tulum, l’ultima fortezza Maya, spettacolare per la sua posizione a picco sull’azzurro Mar dei Carabi ma non molto interessante come struttura: le parti più belle sono off-limits e ci dobbiamo accontentare di guardarle senza poter salire sugli edifici.  Boh, sarà che ormai ne abbiamo visti troppi?? Ma noi non ci arrendiamo…  Sempre in mattinata infatti andiamo a Cobà facendo slalom tra le numerose buche che costellano la statale. Lungo il tragitto ci attraversa la strada un armadillo ma, a causa di una coppia di turisti - sicuramente italiani – che si ferma con la macchina proprio di fianco a noi, non riusciamo a fotografarlo e lui riesce a nascondersi velocemente nella folta vegetazione.         Il sito di Cobà è molto vasto e per girarlo noleggiamo le mountain bike; è divertente e meno faticoso raggiungere l’alta piramide (la più alta dello Yucatàn) dalla cui sommità si gode una splendida vista sulla foresta tutt’intorno; come al solito la discesa è da capogiro o quasi: bisogna guardare giù e fare gran attenzione agli scalini che qui sono molto irregolari.      Azz…mi hanno fregato la bici! Poco male, ne recupero una appoggiata ad un albero e via di corsa!           Siamo ormai stufi di visitare i siti che più o meno sono tutti uguali; abbiamo voglia di un po’ di relax sulla spiaggia e allora, tutti a bordo della Tsuru  e….. si parte per Playa del Carmen!

Come sempre Paolo si addormenta (chissà cosa sta sognando) ma tanto non c’è niente da vedere a parte la solita strada lunga e deserta in mezzo alla foresta.

Sono quasi le 3 del pomeriggio quando arriviamo alla destinazione finale del nostro tour: siamo a Playa del Carmen e ci  resteremo per il resto della nostra vacanza.

Playa non ci dà una bella impressione, è molto affollata e incasinata,  sembra quasi di essere in Via Bafile a Jesolo. Ci diamo da fare per trovare un posto per dormire e, dopo qualche tentativo, scegliamo l’hotel Mar del Caribe: un piccolo albergo  carino,  economico e piuttosto spartano ma molto pulito (anzi pulitissimo)  gestito da un simpatico francese molto cordiale che vive qua da molti anni ed è molto severo con il personale sul fatto della pulizia.

Sistemati i bagagli non vediamo l’ora di vedere  finalmente la spiaggia di questa località  frequentatissima sia da molti nostri connazionali che da una gran quantità di americani. L’impressione che abbiamo è negativa e decidiamo quindi che per i prossimi giorni cerchiamo altre spiagge meno affollate e più incontaminate.

Playa del Carmen non è molto grande ma si sta espandendo: molti hotel e condomini sono in costruzione e penso che entro pochi anni raggiungerà le dimensioni di Cancun.

La 5° avenida che costeggia la spiaggia è la via più frequentata, piena di negozi, ristoranti e locali di ogni genere. Qui siamo assaliti da  ristoratori e negozianti che ci invitano per consumare o acquistare i loro prodotti (che stress). Tutti capiscono che siamo italiani, ma come fanno??? Questo non è il Messico che cercavamo, forse era meglio la tranquillità di Tulum e di El Paraiso!!

 

26 novembre, martedì

Spiaggia di Akumal: anche se circondata da strutture residenziali è interessante da visitare soprattutto per la possibilità di fare dello snorkelling; ci sono tanti bei pesci multicolori da vedere.  La spiaggia è bianchissima, ci sono molte palme e delle graziose barchette colorate. Dan passa quasi tutta la giornata al largo con maschera e pinne a scrutare il modo sommerso; è riuscito a stare in acqua per un’ora e mezza e Carmen,  incazzatissima, ha sbraitato parecchio (ma del resto eravamo tutti preoccupati tanto che pensavamo già di noleggiare una barca per andare a cercarlo!) Per la felicità dei miei amici riesco ad aprire con molta difficoltà una noce di cocco: buonissima! Come dei veri Robinson Crusoe.

 

Nei giorni seguenti prendiamo i pullman che partono da Playa per visitare altre spiagge:

 

30 novembre 2002 – il ritorno della sfiga

Questa mattina abbiamo una brutta sorpresa: Paolo ha la febbre e, un po’ preoccupati per quello che può aver preso, preferiamo fermarci qua alla spiaggia di  Playa Car. Per domani il programma sarebbe  un’escursione all’isola di Cozumel ma, con Paolo ancora non del tutto guarito, decidiamo di passare un’altra giornata ad Akumal mentre lui  resta a letto a curarsi!! Povero!!

Qui a Playa non abbiamo fatto molti acquisti,  anche le cose più piccole costano un sacco, almeno per noi italiani: qua sono gli americani che spendono e spandono! Per gli acquisti  è meglio andare  al shopping center Cedraui, specie per prodotti tipo vino, tequila, salse, ecc.ecc. Daniele ha trovato i pneumatici delle auto a 5 euro l’uno!! Cenare a Playa non costa eccessivamente; di ristoranti ne abbiamo provati diversi e il consiglio che dò è di scegliere i ristoranti a buffet dove si riesce a mangiare alla “Bud Spencer” e soprattutto di controllare sempre bene i conti.

 

02 dicembre, ultimo lunedì in Mexico

La vacanza è ormai al termine, sono le 8:36 e siamo seduti al nostro caffè preferito (The Coffe Press) a far colazione in attesa del pullman che ci porterà all’aeroporto; oggi pioviggina: siamo arrivati e ripartiamo con la pioggia!! All’aeroporto di Cancun, sbrigate le formalità e spediti i bagagli, aspettiamo di imbarcarci sull’aereo della Aviacsa che ci porterà a Città del Messico da dove prenderemo il volo intercontinentale per Madrid. Siamo ormai in aria da un paio d’ore e il comandante, che ci informa che stiamo per atterrare a Città del Messico,  ci fa notare come la città sia avvolta da una nube di smog: una cosa impressionante, sembra Milano con la nebbia! l’altezza e la struttura dei quartieri ci fanno ben capire che vivere in questa città enorme non è facile.

Avendo diverse ore a disposizione io e Dan decidiamo di uscire dall’aeroporto e di vedere un po’ di vita locale. L’impatto non è dei migliori, attraversiamo dei passaggi pedonali sopraelevati lungo  una strada principale e l’odore dello smog mi fa venire in mente Bangkok. Facciamo qualche km a piedi e nei vicoli che giriamo non ci sentiamo molto tranquilli; giusto il tempo di fare qualche scatto fotografico e via di nuovo  all’aeroporto per raggiungere Paolo e Carmen. Qui l’attesa si fa lunga ed estenuante; siamo stanchi e senza energie, gli occhi ci bruciano e non capiamo se dipende dall’aria condizionata molto forte o dallo smog di questa città.

Finalmente l’imbarco sull’aereo come sempre con personale molto giovane e cordiale!!!!

 

03 dicembre – Europa!

Siamo a Madrid e abbiamo 5 ore di tempo libero prima di prendere il volo che ci porterà a casa, cosi ne approfittiamo per prendere il metrò e fare un giro in centro. Io, Carmen e Dan non ci siamo mai stati e quindi  sfruttiamo l’ opportunità di finire in bellezza questa vacanza.

Sono le 19,20 e il volo che ci deve portare a casa è svanito nel nulla: dopo varie insistenze veniamo a sapere che l’aereo è stato sostituito per motivi tecnici

(W Iberia Airlines)

Finalmente alle 21,40 dopo due ore di lunga attesa, partiamo!!!!

 

ANCHE QUESTO VIAGGIO E’ FINITO E SONO RIUSCITO AD AGGIUNGERE UN ALTRO PEZZETTO DI MONDO AL BAGAGLIO DELLA MIA  CONOSCENZA. IL MIO MESSICO E’ QUESTO CHE  HO APPENA RACCONTATO E SPERO DI ESSERE RIUSCITO A FARVI VIAGGIARE CON LA FANTASIA…..

 

STEWE